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Emergenza Covid, ecco perché la sanità calabrese è al collasso

11/11/2020 12:00

La Repubblica

News,

Commissariato da dieci anni, il sistema sanitario calabrese è un caso di scuola, attorno al quale ha banchettato per anni la 'ndrangheta. Ma resistono isole di

Commissariato da dieci anni, il sistema sanitario calabrese è un caso di scuola, attorno al quale ha banchettato per anni la 'ndrangheta. Ma resistono isole di eccellenza, come il reparto trapianto reni di Reggio Calabria. E associazioni, che suppliscono alle carenze del servizio pubblico con la loro medicina solidale
Articolo di Giuseppe Smorto
11/11/2020

Un brivido d'orgoglio e poi un sacro furore passò quel giorno per i reparti Covid, le sale d'attesa e gli ambulatori vuoti, e dentro tutte le case, quando la tv lanciò la notizia: il medico catanzarese Luigi Camporota, pneumologo nato a Catanzaro, laureato a Reggio, emigrato in UK, stava curando nientemeno che Boris Johnson.


Era quasi Pasqua, e la Regione con la Sanità commissariata da dieci anni stava vivendo un lockdown rigido ma sereno. Numeri sotto controllo, sindaci come quello di Reggio che rimandavano a casa ragazzini e pallone, la speranza di poter salvare almeno l'estate. Poi l'estate fu salvata, e fu una stagione strepitosa, perché con 780 km di coste il distanziamento è assicurato. Case alle stelle, ristoranti esauriti, superproduzione di rifiuti. La presidente Santelli aprì i confini ma chiuse le discoteche molto prima della Sardegna, anche se un suo assessore trasgredì e fece una festa no-mask.


Erano i giorni della Regione a contagio zero. Ora che però i contagi sono 300-400 al giorno, la Calabria torna a guardarsi allo specchio. E grazie a due commissaribarzellettieri, il Paese intero riscopre e ingrassa lo stereotipo: la regione che sempre sta agli ultimi posti per reddito, servizi, asili nido, medicina, posti letto è stata guidata per due anni da un generale che non sapeva di dover applicare un piano Covid, poi sostituito da un luminare ex candidato LeU che non sopporta la mascherina, ora diventato idolo della Rete per le sue teorie sul rapporto sessocoronavirus.


Cosa abbiamo fatto per meritarci questo? La Sanità calabrese è commissariata dal luglio 2010, governo Berlusconi. Il primo commissario fu Giuseppe Scopelliti, detto Peppe deejay, che cercò di coprire il maxi-buco chiudendo diciotto ospedali. (Come dice il poeta Franco Arminio, la Calabria è una terra slegata e slogata. La montagna si tuffa nel mare, le distanze sono bugiarde. Per andare dalla frazione silana Lagarò a Cosenza a partorire ci vuole un'ora di strade e curve, spesso innevate).


Nel frattempo il cittadino ha visto il commissariamento delle Asp di Reggio e Catanzaro per infiltrazioni mafiose, i Nas al pronto Soccorso di Locri, la Finanza all'ospedale di Cosenza. Un'area come quella del vibonese, come ci scrive Antonio Mammoliti, ha perso tre ospedali su 4, per 50 comuni. E la 'ndrangheta vuole starci sempre dentro, dalle pulizie alla scelta dei primari. E' sempre stato così a partire dall'omicidio del vicepresidente del consiglio Regionale Francesco Fortugno, a Locri nel 2005, il giorno che era andato a votare per le primarie del centrosinistra. (In quanto ai morti non ammazzati, basta googlare: malasanità in Calabria).


A proposito, la sinistra? L'ex governatore Oliverio rivendica la sua ribellione al governo Renzi, contro il commissariamento. Però nemmeno la sinistra ha lasciato tracce significative di cambiamento: il deficit resta superiore ai cento milioni, contenziosi e scioglimenti esclusi. E purtroppo per i cittadini, al primo posto fra le priorità c'è il rientro dal debito. Quando invece dovrebbero essere i cittadini a fare causa allo Stato. Ma forse con i numeri si capisce meglio: per avere un elettrocardiogramma a Polistena ci possono volere anche 306 giorni. L'odioso e doloroso turismo sanitario va verso Nord ma anche verso regioni del Sud meno disastrate. Questo comporta un saldo negativo per la Regione di circa 287 milioni di euro (dati Fondazione Gimbe) e circa 50.000 ricoveri l'anno. Non a caso, tutti invocano Gino Strada.


Poi però c'è una Calabria che resiste. C'è don Giacomo Panizza a Lamezia, con la sua "Progetto Sud" che riutilizza beni confiscati a due passi da mafiosi in libertà e apre centri per disabili, per famiglie in difficoltà. Ci sono cooperative come la Kyosei di Catanzaro e il Consorzio Macramè di Reggio che riescono a costruire, insieme all'Università di Pisa, un progetto dedicato a under 30 senza protezione, a lavoratori che fanno mestieri usuranti, a over 65 che vivono in zone isolate e hanno bisogno di assistenza. C'è il centro Ace di Pellaro, fondato da Lino Caserta, che offre servizi sanitari senza chiedere bancomat o nazionalità. Ci sono, prima e dopo, servizi di
eccellenza anche negli ospedali pubblici, come il centro per i trapianti di rene a Reggio.


Anche solo a queste persone, che suppliscono ai ritardi dello Stato, che sono in emergenza tipo Covid da dieci anni, il governo dovrebbe finalmente riservare un po' di attenzione. E fate che i dottori Camporota di domani non scappino, perché la Calabria ha bisogno di loro.

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Per informazioni:
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