di Nino Mafrici e Lino CasertaArticolo di "L’avvenire di Calabria" del 5 aprile 2019
Le recenti rivendicazioni di maggiori autonomie di alcune regioni del Nord hanno riportato l’attenzione sul delicato tema della distribuzione delle risorse da destinare al finanziamento dei servizi sanitari, lasciando intravedere il rischio che un ulteriore ridimensionamento di trasferimenti alle regioni del nostro Mezzogiorno possa acuire le già inaccettabili disuguaglianze di salute. Secondo il Censis sono più di 11 milioni, gli italiani che hanno rinunciato a curarsi o a attuare misure di salvaguardia della salute per difficoltà economiche. Gran parte di questi cittadini a "diritti limitati" vive nelle regioni del Sud dove i sistemi sanitari locali non riescono garantire Livelli essenziali di assistenza (Lea). Basti ricordare che, mentre la Calabria è riuscita a garantire 136 Lea per l’anno 2017, regioni che hanno richiesto maggiori livelli di autonomia, anche in termini di gestione di spesa sanitaria, hanno valori ampiamente superiori ai 200. E la situazione per la Calabria è ulteriormente peggiorata con l’avvicendamento di commissari la cui azione si è fondata esclusivamente su criteri "economicisti".